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Le aziende non dovranno restituire i soldi post-alluvione del 1994

Tratto da "La Stampa" del 20 agosto 2015 a cura di Roberto Fiori Pericolo scongiurato per un soffio. Nonostante vari errori commessi, le imprese italiane colpite dall’alluvione del 1994 non dovranno restituire gli aiuti ricevuti dallo

Tratto da “La Stampa” del 20 agosto 2015

a cura di Roberto Fiori

Pericolo scongiurato per un soffio. Nonostante vari errori commessi, le imprese italiane colpite dall’alluvione del 1994 non dovranno restituire gli aiuti ricevuti dallo Stato. 

È questa la conclusione a cui è giunta alla vigilia di Ferragosto la Commissione europea dopo una lunga indagine, partita nel 2012 su segnalazione di un giudice italiano, su alcuni casi di agevolazioni in seguito a calamità naturali come la riduzione del 90% delle imposte, dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi obbligatori. 

Per una volta, l’Europa è stata clemente nei nostri confronti. I commissari, infatti, nonostante abbiano riscontrato alcuni errori nella concessione degli sgravi alle imprese, hanno tuttavia sentenziato che ormai è tardi per chiedere il recupero delle somme.  

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Nell’Astigiano sono almeno 200 le imprese interessate: «Soprattutto piccoli esercizi di Asti e Canelli – ricorda Massimo Fiorio, deputato che ha seguito la vicenda sin dal suo nascere – Il rischi c’è stato, ma in questi mesi abbiamo lavorato, iniziando con il fìgoiverno Letta e poi con l’attuale, per mantenere alta l’attenzione».  

«La decisione della Commissione ha confermato la nostra linea – dice soddisfatto l’europarlamentare Alberto Cirio, che ha seguito la questione fin dal suo insediamento a Bruxelles, un anno fa -. Nonostante ci siano state delle leggerezze da parte dei Governi che si sono succeduti, non si può chiedere la restituzione di somme percepite da così tanto tempo, poiché la legge italiana non impone l’obbligo di conservare le scritture contabili oltre dieci anni e quindi non si può più valutare se hanno ricevuto più agevolazioni rispetto al danno subito». 

Ricorda ancora Fiorio: «Ha prevalso il buon senso. In ogni caso tutti sin dall’inizio hanno dovuto concordare che su questa vicenda non c’era stata speculazione da parte delle imprese, anche perché il meccanismo messo in piedi allora garantiva contro qualsiasi uso maldestro delle risorse. 

La vicenda  

L’indagine ha valutato se gli aiuti concessi in occasione di sei calamità naturali avvenute in Italia tra il 1990 e il 2009 (dal terremoto in Sicilia a quello in Abruzzo) fossero conformi alle norme previste dai Trattati Europei, per le quali questi aiuti sono ammissibili, purché si rispetti l’obbligo di notifica e non si verifichi una sovracompensazione dei danni. In tutti i casi, tranne l’alluvione in Piemonte, non era stato richiesto di dimostrare l’esistenza di danni e la loro entità, e solo negli episodi del Molise nel 2002 e dell’Abruzzo nel 2009 era avvenuta la notifica. 

L’eventuale decisone di far restituire i fondi avrebbe rischiato di mettere in ginocchio migliaia di aziende in tutta Italia: sono 80 mila quelle che hanno usufruito di questa forma di aiuto negli anni, 60 mila delle quali ancora in attività.