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La Camera dei Deputati nella seduta del 17 aprile ha approvato la proposta di legge A.C. 1934 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi” con 383 voti favorevoli e 19 contrari.

Il provvedimento – che passa ora alla valutazione del Senato – sancisce la libertà di esercizio della professione, fondata sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei princìpi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista.

Oltre che la qualificazione delle professioni non regolamentate, la finalità preminente della proposta è la garanzia e la tutela degli utenti, sia tramite l’attivazione di appositi sportelli di riferimento presso le specifiche organizzazioni professionali, sia promuovendo l’autoregolamentazione volontaria basata sul rispetto delle norme UNI.

Secondo l’art. 6 infatti “…la qualificazione della prestazione professionale si basa sulla conformità della medesima a norme tecniche UNI ISO, UNI EN ISO, UNI EN e UNI … I requisiti, le competenze, le modalità di esercizio dell’attività e le modalità di comunicazione verso l’utente individuate dalla normativa tecnica UNI costituiscono princìpi e criteri generali che disciplinano l’esercizio auto-regolamentato della singola attività professionale e ne assicurano la qualificazione…” e secondo l’art. 9 “…gli organismi di certificazione accreditati dall’organismo unico nazionale di accreditamento ai sensi del regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, possono rilasciare, su richiesta del singolo professionista anche non iscritto ad alcuna associazione, il certificato di conformità alla norma tecnica UNI definita per la singola professione…”.

Ricordiamo che esistono già alcune norme UNI che definiscono i requisiti di specifiche attività professionali e altre sono in corso di elaborazione presso la commissione tecnica UNI “Attività professionali non regolamentate” secondo uno schema unico di riferimento coerente con i principi dell’European Qualification Framework (EQF).

Il testo presentato in aula è stato approvato con minimi emendamenti ed ha raccolto ampio consenso bipartisan con l’astensione della Lega Nord Padania e il parere contrario dell’Italia dei Valori. Durante la discussione dei singoli articoli è emersa un’indicazione interessante per lo sviluppo futuro della disciplina Siliquini (Popolo e Territorio) circa l’opportunità di “mantenere una distinzione che non è esclusivamente lessicale e formale, ma sostanziale, tra coloro che prestano servizi e coloro che esercitano una professione intellettuale, poichè la seconda prevede un percorso, che le qualifica, più lo svolgimento di un esame di Stato. Entrambi hanno diritto di lavorare in Italia, ma nelle caselle giuste; le professioni intellettuali sono quelle previste dall’ordinamento italiano, mentre gli esercenti i servizi sono dei cittadini che non possono apporre sulla porta del loro studio e dei loro locali il titolo di «professionista intellettuale»”.

Nelle dichiarazioni finali di voto secondo Gianni Vernetti del Gruppo Misto – API “è un fatto estremamente positivo che, dopo così tanti anni, giunga alla discussione e all’auspicatissima approvazione dell’Aula questo provvedimento… non si tratta di costruire nuove infrastrutture , nuove strutture ordinistiche, ma si tratta di dare nell’interesse degli utenti e dei consumatori quella forma minima di riconoscimento, di certificazione, come giustamente prevede questo provvedimento che ne permette una loro definizione più puntuale, che conduca questi professionisti alle doverose, giuste, necessarie e certificate attività di aggiornamento e formazione professionale”.

Per Enzo Raisi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo “è stato compiuto un grande passo in avanti da parte del provvedimento in esame che finalmente dà visibilità, credibilità e certezza giuridica a quelli che fino ad oggi erano dei veri e propri clandestini del mercato, cioè le professioni non regolamentate e non riconosciute. Tante volte abbiamo detto che bisogna dare un futuro ai giovani: creando queste nuove professioni, dando una visibilità giuridica e una certezza giuridica a queste nuove professioni, finalmente diamo anche la possibilità a tanti giovani di entrare nel mercato del lavoro. Questa è l’altra grande conquista che forse è stata poco sottolineata. È un grande atout che si dà ad un’intera generazione per creare nuove professioni richieste dal mercato”.

Per Amedeo Ciccanti dell’Unione di Centro “la regolamentazione non significa appesantire di nuove regole il settore dei servizi, come ho potuto ascoltare durante il dibattito sugli articoli. Si tratta di un registro, collocato presso il Ministero dello sviluppo economico, dove ognuno può iscriversi liberamente, senza esclusività o obbligo di iscrizione. L’iscrizione è solo una condizione di trasparenza, di conoscenza. Anzi, con un emendamento della Commissione è stata anche stabilita la pubblicazione del registro sulla rete Internet. Più trasparenza di questa non si può”.

Secondo Erminio Angelo Quartiani del Partito Democratico “con questa proposta di legge rilanciamo un percorso di liberalizzazione delle professioni non ordinistiche, riconosciute da una norma di valore nazionale che le accompagna lungo un percorso di rafforzamento di quella rete associativa di autorganizzazione e di autoregolamentazione che è il solo sistema in grado di evitare di riprodurre nuovi ordini e nuovi albi. Servizi qualificati alle imprese rendono il tessuto delle nostre piccole e micro imprese più competitivo, rendono le nostre piccole e micro imprese capaci di creare valore, con ricadute positive in termini di innovazione, di occupazione e di produttività. Non è un caso che il Ministero di riferimento per le professioni regolamentate diventi quello dello sviluppo economico”.

Per Stefano Saglia del Popolo della Libertà “viene oggi a crearsi, con questo intervento normativo, un mercato regolato, se vogliamo usare un inglesismo, un mercato light, nel quale debbono esservi dei precisi standard qualitativi e dei riscontri professionali che possano essere riconoscibili da parte del cittadino consumatore, proprio perché il secondo aspetto che desideravo sottolineare, ossia la tutela del consumatore, è al centro delle dinamiche delle politiche europee e deve essere al centro anche delle dinamiche della politica economica italiana. Laddove il cittadino accede ad un servizio, egli deve potere avere informazioni adeguate e, soprattutto, la garanzia che quel professionista risponda correttamente ai criteri di qualità e di competenza che verranno poi disciplinati…facendo riferimento, soprattutto per quanto riguarda le certificazioni, al sistema UNI, alla credibilità ed al valore, quindi, di queste certificazioni, ed in particolar modo a quello dell’agenzia Accredia che consente di potere offrire quel percorso di qualità che siamo convinti molte delle associazioni oggi non riconosciute, desidereranno compiere nei prossimi mesi e nei prossimi anni, utilizzando questo valido strumento normativo”.

E’ stata accolta in Conferenza delle Regioni ed è  già stata  presentata in Conferenza Stato-Regioni l’istanza che prevede l’esenzione dalla corresponsione del canone SISTRI, in scadenza il prossimo 30 aprile, per l’anno in corso.

La decisione finale spetta ovviamente al Governo.

 La posizione delle regioni, conferma lo sforzo che stanno facendo le organizzazioni imprenditoriali, tra cui Confartigianato, per eliminare il contributo annuale del sistema di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI).

Ora si confida che il Governo dia seguito alla proposta inoltratagli anche dal Presidente della Conferenza Errani: ciò consentirebbe l’introduzione di una giusta moratoria a favore di quei soggetti per i quali è prescritta l’iscrizione al SISTRI, circa 300 mila imprese in tutta Italia, che hanno già versato il contributo legato agli oneri di funzionamento del sistema nel 2010 e nel 2011 nonostante la non operatività del servizio.

Si ricorda la posizione delle organizzazioni di categoria in merito, indirizzata alla soppressione del contributo in questione.

Non sarebbe infatti giustificabile richiedere ulteriormente al sistema produttivo italiano il versamento di un  corrispettivo per un servizio non ancora attivo, che peraltro ha comportato problemi di sovrapposizione tra il vecchio dispositivo cartaceo, fatto di registri di carico e scarico, e l’innovativo metodo elettronico di tracciabilità introdotto, con tutti i disagi legati alla sua sperimentazione.

Pone l’obbligo effettuare un’ultima riflessione su quanto previsto dalle sanzioni sul tardato pagamento del contributo annuale Sistri dettato dalla modifica di cui all’art. 39 del D.lgs. 3/12/2010 che ammette la regolarizzazione del contributo annuale “ritardata” non sanzionata purché prima dell’entrata in vigore dell’operatività del sistema stesso (30 giugno 2012).

 Pertanto, Confartigianato Asti, in pieno accordo con le posizioni nazionali,vista la situazione, intende invitarVi ad attendere le decisioni del Governo prima di procedere con i versamenti del Contributo Sistri per l’anno 2012. 

Le imprese di autoriparazione che svolgono attività di soccorso stradale sono invitate a partecipare ad un importante convegno dal titolo “Buone nuove per il Soccorso Stradale”, che si terrà sabato 21 aprile, alle ore 9.30, presso il CENTRO CONGRESSI TORINO INCONTRA- Sala Einaudi – Via Nino Costa, 8 – Torino.

Nell’estate del 2011 ANC-Confartigianato aveva presentato al sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e Trasporti Bartolomeo Giachino un documento per ottenere una corretta interpretazione della normativa europea sull’autotrasporto da parte degli organi di controllo.

A seguito della nostra richiesta (leggi qui la richiesta di Confartigianato), la Direzione Generale per il Trasporto Stradale del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha fornito importanti disposizioni in merito al soccorso stradale.

Nella circolare del 29 febbraio 2012, (leggi la circolare) vengono infatti forniti chiarimenti in merito al cosiddetto “primo soccorso”, tra cui rientrano anche le attività finalizzate alla necessità di completare le operazioni di soccorso risolvendo definitivamente l’annoso e grave problema delle multe a carico degli autoriparatori che esercitano tale servizio.

 

PROGRAMMA

Saluti:

Giorgio Felici

Confartigianato Imprese Piemonte

Michele Quaglia

Presidente Regionale Confartigianato Autoriparazione

Tom Dealessandri

Vice Sindaco città di Torino

Interventi:

  1. ‣“Come si è giunti all’emanazione della Circolare Ministeriale” – Ruggero Scagnetti (Delegato commissione soccorso stradale Confartigianato Autoriparazione)
  2. ‣“Il significato della Circolare Ministeriale per il Soccorritore Stradale” – Domenico Goi (Componente commissione stradale Confartigianato Autoriparazione)
  3. Bartolomeo Giachino – Presidente della Consulta per l’Autotrasporto e per la Logistica, già Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e ai Trasporti.

Conclusioni

Antonio Miele Presidente Nazionale Confartigianato Autoriparazioni

Moderatore:

Raffaele Cerminara (Segretario Nazionale Confartigianato Autoriparazione)

 

Ai partecipanti sarà fornita documentazione da conservare a bordo di ogni mezzo al fine di esibirla agli organi di Polizia in caso di contestazioni.

 

Per informazioni:

Confartigianato Asti – Ufficio Categorie
Davide Marino
Tel. 0141/5962 interno 18
Fax 0141/599702

 

Il prossimo 16 aprile alle ore 10,00 presso l’Auditorium della Banca Popolare di Novara, in Piazza San Carlo a Torino, si terrà il Convegno Unitario

“Chi può metterci le mani?”

Si tratta di un’iniziativa contro l’abusivismo a favore della professionalità di Estetisti ed Acconciatori.

Per maggiori dettagli sul tema e suoi relatori scaricare l’invito.

Per l’adesione è necessario segnalare la partecipazione all’Ufficio Categorie di Confartigianato Asti al n. 0141/5962 int. 04 (Sig.ra Cristina Baccichetto).

 

Nei prossimi mesi verrà attivato presso l’Ecocentro Comunale di Asti un nuovo sistema di accesso tramite “badge” per regolamentare l’accesso all’impianto stesso per tutte le utenze non domestiche (aziende).

 Tale sistema “elettronico” prevede la sottoscrizione da parte degli utenti di un’apposita Convenzione che gestirà le modalità di accesso all’impianto e sarà rilasciata per ogni automezzo che conferirà i rifiuti all’Ecostazione.

Sarà preventivamente necessario verificare che le aziende che intenderanno stipulare la Convenzione siano in regola con la normativa vigente in materia ambientale ossia siano in possesso dell’autorizzazione al trasporto dei rifiuti rilasciata dall’Albo Gestori Ambientali (ex. Art. 212 c. 8 D.lgs. 152/06) e siano in regola con il pagamento della TIA (ex Tassa Rifiuti Solidi Urbani come posizione aziendale).

 Pertanto chi fosse interessato a procedere con le verifiche del caso può rivolgersi all’Ufficio Ambiente della Confartigianato di Asti – Sig.a Antonella Giraudi – tel. 0141/5962 int. 24 oppure indirizzare una e-mail all’indirizzo di posta elettronica antonella@confartigianatoasti.com.

Non sono norme, ma sono documenti molto attesi dagli operatori che – sempre più spesso – hanno bisogno di riferimenti ufficiali in tempi brevi, per dare un assetto migliore al mercato e per preparare i contesti di sviluppo per le future (auspicate) attività di normazione.

Allegato

Per informazioni

Punto Uni  Asti – Piazza Cattedrale, 2 – Asti – Tel. 0141.5962

 

Le bollicine docg più brindate al mondo” e l’augurio “alla salute” declinato, oltre che in italiano, in sei lingue diverse, comprese quelle russa, giapponese e cinese. Sono gli slogan “gridati” sulla facciata del nuovo stand, una struttura da quasi 600 metri quadrati, quartier generale del Consorzio per la Tutela dell’Asti docg e del Moscato d’asti docg, protagonista anche quest’anno, al 46° Vinitaly in calendario dal 25 al 28 marzo a Verona.
E nell’’80° anniversario di fondazione del Consorzio, costituitosi nel 1932, ecco che questi slogan sottolineano la vocazione “glocal”, cioè insieme locale e globale, dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg, vini che si producono in Piemonte, ma che sono conosciuti, apprezzati e venduti in tutto nel mondo.
Del resto l’area espositiva al Vinitaly (padiglione 7B, stand E 2-3 e D 2-3) è stata realizzata come un percorso virtuale che conduce dalla vite al calice in modo da permettere al visitatore di conoscere ogni aspetto delle tradizioni e delle innovazioni che hanno fatto di questi due vini le bollicine docg italiane più famose al mondo.
La progettazione, come nel 2011 quando il Consorzio presentò un sorprendente stand polisensoriale dedicato al rapporto tra vino e cinque sensi, è stata affidata all’architetto astigiano Andrea Capellino che spiega: «È corretto pensare al nuovo stand del Consorzio dell’Asti come l’interno di una collina del moscato intesa come scrigno che racchiude un mondo inimitabile e unico nel suo genere, fatto di tradizioni e tecnologia, di storia e innovazione, di passato che serve a consolidare il presente e il futuro».
L’idea del designer è stata quella di creare una sorta di macchina del tempo che, attraverso aree multimedia, immagini evocative, touchscreen, testimonianze e reportage fotografici, sia in grado di trasportare il visitatore indietro e avanti nel tempo, «Tenendo la bussola su un itinerario – annota Capellino – dove vecchio e nuovo non sono contrapposti, ma facce diverse che compongono un unico insieme, il quadro unitario di una filiera del moscato che mantiene la sua base nelle radici della vite affondate nella terra delle colline astigiane, alessandrine e cuneesi, e che ha il suo vertice nei calici colmi di Asti docg e di Moscato d’Asti docg simboli delle celebrazioni dei momenti più belli e significativi della vita, dovunque nel mondo».

Le attività del Consorzio dell’Asti al Vinitaly non si fermeranno alla pura presenza dell’area espositiva.

Dice il presidente Paolo Ricagno: «Tra i compiti istituzionali dell’ente, oltre alla tutela, c’è quello della promozione e valorizzazione della denominazione Asti. La vetrina del Vinitaly di Verona è un’occasione preziosa, non solo per far conoscere l’Asti docg e il Moscato d’Asti docg, ma anche per consolidare quel primato che ha portato questi due vini a vendere nel 2011 oltre 107 milioni di bottiglie nel mondo»

Aggiunge il direttore del Consorzio di Tutela, Giorgio Bosticco: «Il Vinitaly è una importante finestra sul mondo enologico che serve anche per sentire umori e individuare prospettive commerciali e di consumo. Il salone scaligero è un’antenna che raccoglie segnali utili per le aziende del comparto della denominazione Asti docg. In questo senso, con la sua partecipazione, il Consorzio non solo afferma la presenza di un settore che resta strategico per l’economia piemontese e italiana e per il Made in Italy, ma analizza e rilancia i dati e le informazioni che arrivano da questa grande kermesse vinicola»

E tra le iniziative e gli eventi che vedranno come location proprio lo stand consortile da segnalare i seminari e le “pillole” sull’Asti condotte dall’enologo Lorenzo Tablino. Seminari e “pillole” che verteranno sulle tradizioni, tecniche e curiosità enologiche legate alle bollicine dolci piemontesi docg, si svolgeranno da domenica 25 a mercoledì 28, con tre appuntamenti giornalieri secondo questo calendario: domenica 25 alle 11,30 – 13,30 – 16,30; lunedì 26 alle 11,30 – 13.30 – 15,30; martedì 27 alle 11,30 – 13,30 – 15,00; e mercoledì 28, ultimo giorno del Vinitaly, alle 11,00 – 13,00 – 14,30.

Inoltre nello stand dell’Asti, per tutta la durata del salone veronese, funzionerà il punto degustazione con l’Asti docg e il Moscato d’Asti docg utilizzati nella preparazione di cocktails o proposti in purezza in abbinamento alle specialità dolci e salate della zona classica di produzione elaborate dai maestri artigiani aderenti alla Confartigianato di Asti.

I dati dell’Asti

– Anno di costituzione del Consorzio di Tutela: 1932
– Area di produzione del vitigno moscato bianco docg: 9.700 ettari
– Territorio: 52 Comuni tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo
– Anno di riconoscimento della docg: 1993
– produzione 2011: 107 milioni di bottiglie (+15% vs 2010) 82 milioni di Asti docg (+13% vs 2010), 25 milioni di Moscato d’Asti docg (+25% vs 2010)
– Mercati: 85% export, 15% Italia